Monasteri della Bulgaria
I Monasteri della Bulgaria I primi monasteri cominciarono a essere costruiti in Bulgaria tra il IV e il V secolo d.C., negli anni in cui le comunità monastiche stavano emergendo come le avanguardie spirituali del mondo cristiano. Documenti scritti e resti archeologici testimoniano la presenza di decine di monasteri nelle terre che verranno poi abitate dai bulgari. Le prime costruzioni si rifacevano ai modelli orientali che si stavano imponendo allora in molte parti d’Europa. Solo dal VI secolo cominciarono ad affermare la loro influenza quelli bizantini, uno stile che diventerà successivamente quello standard per i monasteri della Chiesa Ortodossa d’Oriente. L’adozione, avvenuta nel 865, del Cristianesimo come religione di Stato diede nuove ragioni alla loro costruzione nei territori dell’Impero bulgaro. Gli scavi effettuati nelle antiche capitali di Pliska e Preslav danno convincenti prove del fatto che proprio nei complessi monastici si sia venuta a plasmare allora una comune cultura tra gli abitanti dei territori della Bulgaria d’oggi. Fin dall’inizio, infatti, alle comunità monastiche fu affidato idealmente il compito di enucleare valori comuni nei quali potessero riconoscersi sia le popolazioni giunte da oriente dopo il tramonto della dominazione romana (l’aristocrazia protobulgara, gli slavi), sia i preesistenti nuclei eredi diretti della antica tradizione dei traci.
Da queste esperienze nacque un insieme di riti e tradizioni religiose autonome e originali, proprie di una nuova entità emergente: quella “bulgara”. Inotre, a partire dalla seconda metà del IX secolo i monasteri si dedicarono sempre più alla promozione di importanti attività nel campo della cultura, dell’educazione, dell’arte. Apparvero allora laboratori dediti alla creazione di ceramiche artistiche e di icone, centri dedicati alla traduzione in slavo di libri liturgici, alla creazione di nuove opere letterarie e di miscellanee appositamente assemblate per propagandare e consolidare la religione Cristiano-Ortodossa tra la popolazione del nuovo paese. In quell’epoca i monasteri siti nelle vicinanze della capitale, Preslav, ospitavano grandi uomini di lettere come Costantino di Preslav, Chernorizets Hrabr e l’Esarca Yosif, personaggi che scrissero opere di altissimo valore culturale e storico, vere e proprie pietre miliari dell’epoca d’oro della letteratura bulgara. I grandi edifici monastici divennero essi stessi veri e propri capolavori, fatti di ceramica e vetro, adornati da originali manufatti scultorei e straordinari fregi colorati. In quell’epoca i canoni dell’architettura sacra erano, in Europa, particolarmente austeri, quasi tetri nel loro rigore. Quella bizantina, poi, si curava quasi esclusivamente delle forma e dell’arredamento architettonico degli interni. Gli edifici ecclesiastici sorti allora sul territorio dell’attuale Bulgaria, erano, al contrario, disegnati su forme dinamiche e eleganti, con le facciate caratterizzate da intonaci colorati e vivacissimi. A dispetto dell’ascetismo dei monaci, i monasteri costituivano allora, con le loro splendide forme armoniche e multicolori, una sorta di organica e riuscitissima fusione tra le tradizioni del Paganesimo e gli esiti della prima cultura cristiana. Più tardi quello stile, quei colori, furono adottati dai grandi architetti bizantini e servirono da modello per tutte le comunità che professavano il cristianesimo ortodosso, in particolare in Russia e in Serbia.
La più alta esperienza creativa generata dallo straordinario sviluppo delle arti maturato nei monasteri della Bulgaria di allora fu sicuramente quella legata alla realizzazione di arazzi e di icone dipinte sulla ceramica lucida. Queste ultime in particolare non rappresentano oggi solo uno straordinario esempio dell’arte pittorica dei Balcani. Sono, infatti, le prime icone create dalle popolazioni slave, documenti essenziali nella ricostruzione di una storia antica. Caduto il Primo Impero i monasteri e le chiese divennero tra il IX e il XII sec. i luoghi nei quali, durante il dominio bizantino, venne preservata la lingua, la cultura scritta, le tradizioni bulgare. Contribuirono in tal modo ad assicurare la sopravvivenza di una identità nazionale nata solo pochi secoli prima. Gli anni del Secondo Impero bulgaro (sec XIII-XIV) furono un periodo d’oro per le comunità monastiche di Bulgaria: i monasteri, con le ricche donazioni che giungevano copiose da parte dei membri della nuova aristocrazia, cominciarono arricchirsi di nuove chiese, e ancor più di torri, di fortezze poste a difesa, di edifici vari dedicati alla residenza o alla attività agricola. L’arte pittorica raggiunse allora altissimi livelli soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo del colore e la finezza delle soluzioni proposte. Rappresentò l’omologo orientale della grande architettura del gotico europeo. Validi esempi di ciò si possono trovare a Nessebar, Veliko Tarnovo, Cherven, Nikopol, Lovech, Ochrid, Kyustendil, Melnik. In quei periodo proprio nelle chiese e nei monasteri sparsi per il paese (ciò vale, in particolare, per quelli posti nelle vicinanze della nuova Capitale) la letteratura e l’arte bulgara tornarono ad innalzarsi al livello glorioso dei secoli precedenti l’occupazione bizantina. Nel XIII e XIV secolo in molte comunità monastiche furono creati, inoltre, laboratori d’arte nei quali venivano decorati i libri, dipinte le icone, preparati i progetti per gli affreschi che andavano ad adornare altri edifici religiosi. Straordinari sono i risultati raggiunti in particolare dalla scuola pittorica di Veliko Tarnovo: gli affreschi medioevali approntati dai suoi maestri per i monasteri di Rila, Zemen, e Bachkovo anticipano di secoli gli sviluppi artistici raggiunti successivamente dal Paese. Sulle pareti di quegli antichi templi si possono ancor’oggi leggere le iscrizioni incise dai viandanti dell’epoca, testimonianze vive che rappresentano un patrimonio di grande importanza per gli storici che si dedicano a studiare quel periodo. Anche l’invasione ottomana della fine del XIV secolo non bloccò l’attività della Chiesa Ortodossa e dei suoi monasteri. Sebbene la maggioranza di quelli vicini alla capitale e ai maggiori centri venne abbandonata o distrutta, l’attività spirituale e di predicazione non si interruppe.
Già nella seconda metà del XV secolo nella Bulgaria occidentale si rinnovò l’arte dell’affresco di tematica religiosa. Lo testimoniano in particolare quelli di Santa Maria Vergine di Vitosha nel Monastero di Dragalevzi (1476), quelli della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo nel Convento di Orlitsa presso il Monastero di Rila (1491), e ancora quelli del Monastero di Batoshevo, di Kremikovzi ecc. La creazione di queste ricche composizioni artistiche fu resa possibile dai fondi elargiti da mecenati bulgari, nobili o ecclesiastici che fossero. Da notare al riguardo come le iscrizioni che accompagnano spesso questi dipinti sono tutte scritte, rigorosamente, in bulgaro. Nel frattempo la forma delle chiese, come i suoi ornamenti interni, continuarono a essere plasmati su quelli della tradizione architettonica e artistica del periodo precedente. Fino al XVI secolo, inoltre, continuarono ad essere edificate nuove chiese ravvivate sempre da affreschi colorati, la caratteristica principe della architettura religiosa bulgara. Esempi di ciò si possono osservare nei Monasteri di Bigor, di Kourilo, di Ilientsi, di Stroupetski, di Trun, di Malomalovo. In quel periodo, inoltre, furono dipinte molte icone in ogni parte del Paese. Anche nei secoli successivi continuò a svilupparsi e ad essere salvaguardata la tradizione antica dei monasteri sia in campo architettonico che in quello pittorico. Molti nuovi edifici religiosi tra quelli più ammirati oggi furono costruiti, infatti, nel XVII e nel XVIII secolo. A titolo di esempio si possono segnalare il Monastero di Karloukovo (1602), quello di Alino (1626) quelli di Balino, Trun, Malomalovo e Bachkovo i cui lavori si conclusero secondo le cronache dell’epoca nello stesso anno, il 1643, e, ancora, quello di Rojen (1662) e tanti altri. Durante la dominazione Ottomana (XV-XIX secolo) ed in particolare nel il periodo della Rinascita Nazionale (tra il 1700 e la fine del 1800), le comunità monastiche acquisirono un ruolo centrale nella vita pubblica della Bulgaria. Rappresentarono, infatti, il punto di riferimento della vita sociale e politica del Paese, concreta espressione delle peculiarità culturali di una popolazione che aveva mantenuto un solido legame con le tradizioni dei padri fondatori anche in un periodo storicamente difficile e ostile. In quegli anni assunsero il ruolo di grandi centri di promozione culturale i Monasteri di Rila, di Etropole e di Dragalevzi. Non si limitarono infatti a promuovere l’alfabetizzazione della classe colta, divennero anche luoghi privilegiati di dibattito e di alta formazione. Nacque così al loro interno una classe di persone, sacerdoti colti, insegnanti preparatissimi, che divenne rapidamente un essenziale punto di riferimento per i bulgari appartenenti ad ogni strato sociale. Non è azzardato affermare che il processo che porterà poi all’indipendenza nazionale nasca in quei luoghi appartati, dediti alla predicazione e alla conservazione di ciò che rimaneva di una cultura, di una lingua, in pericolo: quella bulgara.
Negli anni della Rinascita Nazionale quindi, frati come Zotik di Preobrazhenie, Neofit di Rila, Makari di Troyan e molti altri furono tra i protagonisti di quella atmosfera culturale colma di creatività, di rispetto delle tradizioni, di sentimenti patriottici, di quel messaggio rivoluzionario che pervase l’attivismo delle classi colte del periodo. Non pochi di coloro che vennero educati nei circoli culturali legati ai monasteri parteciparono poi alla guerra di liberazione contro l’oppressione turca e alla lotta per affermare nel Paese i principi della libertà di pensiero e di quella religiosa. I secoli che vanno dal XIII al XIX testimoniano, inoltre, la consistente crescita del numero dei monasteri in tutto il Paese. Ciò avvenne in particolare in Mesia, in Tracia e in Macedonia e nell’area di Sofia. I nuovi edifici vennero costruiti secondo i dettami della tradizione medioevale alla quale vennero aggiunte tuttavia delle novità, in particolare, per quanto riguarda alcuni dettagli costruttivi e la architettura d’interno. Nel XIX secolo la perizia dei mastri intagliatori, dei pittori di soggetto religioso, degli artisti del ferro battuto e del marmo, si fuse insieme felicemente: si ottenero allora quelli che alcuni esperti d’arte ritengono i migliori risultati di ogni epoca nella costruzione di chiese e di monasteri in Bulgaria. Gli anni della Rinascita Nazionale della Bulgaria hanno inciso, infatti, anche su Monasteri dalla storia secolare come quello di Rila e Bachkovo, di Troyan e Preobrazheine e, ancora, in quelli di Rojen, Kapinovo, Arapovo, Ossenovlashko. Tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 si verificò, in particolare, un notevole affinamento delle tecniche applicate alla scultura del legno. Allora, non a caso, vennero inoltre a determinarsi i canoni stilistici rispettati, ancor’oggi, dai maestri incisori. Risalgono a quegli anni gli splendidi esempi di iconostasi, di pulpiti, di sedie vescovili, o, più in generale, di elementi d’arredo interno, che impreziosiscono i più prestigiosi edifici religiosi bulgari. Nel periodo apparvero anche significativi esempi di rinnovamento nei dipinti di soggetto religioso. Artefici di ciò furono i grandi maestri che si erano formati nelle maggiori Scuole d’arte della Bulgaria: Tryavna, Samokov, Bansko.
Gli affreschi delle chiese bulgare si liberarono allora dalla rigidità imposta dal rispetto eccessivo per i canoni suggeriti da una tradizione antica, nobile, ma ormai superata. In pieno romanticismo, la vivacità dei colori e delle situazioni che riprendevano spesso temi del folklore nazionale, testimoniano gli ideali ottimistici e vitali di quel periodo. Storia, tradizione e arte si fondono nella secolare esperienza dei monasteri in Bulgaria. I bulgari, a qualsiasi fede politica o religiosa appartengano, possono ritrovare tra quelle antiche mura testimonianze vive del patrimonio spirituale, politico e culturale che li accomuna, testimonianze di una storia millenaria da salvaguardare dalle ingiurie del tempo.
Da queste esperienze nacque un insieme di riti e tradizioni religiose autonome e originali, proprie di una nuova entità emergente: quella “bulgara”. Inotre, a partire dalla seconda metà del IX secolo i monasteri si dedicarono sempre più alla promozione di importanti attività nel campo della cultura, dell’educazione, dell’arte. Apparvero allora laboratori dediti alla creazione di ceramiche artistiche e di icone, centri dedicati alla traduzione in slavo di libri liturgici, alla creazione di nuove opere letterarie e di miscellanee appositamente assemblate per propagandare e consolidare la religione Cristiano-Ortodossa tra la popolazione del nuovo paese. In quell’epoca i monasteri siti nelle vicinanze della capitale, Preslav, ospitavano grandi uomini di lettere come Costantino di Preslav, Chernorizets Hrabr e l’Esarca Yosif, personaggi che scrissero opere di altissimo valore culturale e storico, vere e proprie pietre miliari dell’epoca d’oro della letteratura bulgara. I grandi edifici monastici divennero essi stessi veri e propri capolavori, fatti di ceramica e vetro, adornati da originali manufatti scultorei e straordinari fregi colorati. In quell’epoca i canoni dell’architettura sacra erano, in Europa, particolarmente austeri, quasi tetri nel loro rigore. Quella bizantina, poi, si curava quasi esclusivamente delle forma e dell’arredamento architettonico degli interni. Gli edifici ecclesiastici sorti allora sul territorio dell’attuale Bulgaria, erano, al contrario, disegnati su forme dinamiche e eleganti, con le facciate caratterizzate da intonaci colorati e vivacissimi. A dispetto dell’ascetismo dei monaci, i monasteri costituivano allora, con le loro splendide forme armoniche e multicolori, una sorta di organica e riuscitissima fusione tra le tradizioni del Paganesimo e gli esiti della prima cultura cristiana. Più tardi quello stile, quei colori, furono adottati dai grandi architetti bizantini e servirono da modello per tutte le comunità che professavano il cristianesimo ortodosso, in particolare in Russia e in Serbia.
La più alta esperienza creativa generata dallo straordinario sviluppo delle arti maturato nei monasteri della Bulgaria di allora fu sicuramente quella legata alla realizzazione di arazzi e di icone dipinte sulla ceramica lucida. Queste ultime in particolare non rappresentano oggi solo uno straordinario esempio dell’arte pittorica dei Balcani. Sono, infatti, le prime icone create dalle popolazioni slave, documenti essenziali nella ricostruzione di una storia antica. Caduto il Primo Impero i monasteri e le chiese divennero tra il IX e il XII sec. i luoghi nei quali, durante il dominio bizantino, venne preservata la lingua, la cultura scritta, le tradizioni bulgare. Contribuirono in tal modo ad assicurare la sopravvivenza di una identità nazionale nata solo pochi secoli prima. Gli anni del Secondo Impero bulgaro (sec XIII-XIV) furono un periodo d’oro per le comunità monastiche di Bulgaria: i monasteri, con le ricche donazioni che giungevano copiose da parte dei membri della nuova aristocrazia, cominciarono arricchirsi di nuove chiese, e ancor più di torri, di fortezze poste a difesa, di edifici vari dedicati alla residenza o alla attività agricola. L’arte pittorica raggiunse allora altissimi livelli soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo del colore e la finezza delle soluzioni proposte. Rappresentò l’omologo orientale della grande architettura del gotico europeo. Validi esempi di ciò si possono trovare a Nessebar, Veliko Tarnovo, Cherven, Nikopol, Lovech, Ochrid, Kyustendil, Melnik. In quei periodo proprio nelle chiese e nei monasteri sparsi per il paese (ciò vale, in particolare, per quelli posti nelle vicinanze della nuova Capitale) la letteratura e l’arte bulgara tornarono ad innalzarsi al livello glorioso dei secoli precedenti l’occupazione bizantina. Nel XIII e XIV secolo in molte comunità monastiche furono creati, inoltre, laboratori d’arte nei quali venivano decorati i libri, dipinte le icone, preparati i progetti per gli affreschi che andavano ad adornare altri edifici religiosi. Straordinari sono i risultati raggiunti in particolare dalla scuola pittorica di Veliko Tarnovo: gli affreschi medioevali approntati dai suoi maestri per i monasteri di Rila, Zemen, e Bachkovo anticipano di secoli gli sviluppi artistici raggiunti successivamente dal Paese. Sulle pareti di quegli antichi templi si possono ancor’oggi leggere le iscrizioni incise dai viandanti dell’epoca, testimonianze vive che rappresentano un patrimonio di grande importanza per gli storici che si dedicano a studiare quel periodo. Anche l’invasione ottomana della fine del XIV secolo non bloccò l’attività della Chiesa Ortodossa e dei suoi monasteri. Sebbene la maggioranza di quelli vicini alla capitale e ai maggiori centri venne abbandonata o distrutta, l’attività spirituale e di predicazione non si interruppe.
Già nella seconda metà del XV secolo nella Bulgaria occidentale si rinnovò l’arte dell’affresco di tematica religiosa. Lo testimoniano in particolare quelli di Santa Maria Vergine di Vitosha nel Monastero di Dragalevzi (1476), quelli della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo nel Convento di Orlitsa presso il Monastero di Rila (1491), e ancora quelli del Monastero di Batoshevo, di Kremikovzi ecc. La creazione di queste ricche composizioni artistiche fu resa possibile dai fondi elargiti da mecenati bulgari, nobili o ecclesiastici che fossero. Da notare al riguardo come le iscrizioni che accompagnano spesso questi dipinti sono tutte scritte, rigorosamente, in bulgaro. Nel frattempo la forma delle chiese, come i suoi ornamenti interni, continuarono a essere plasmati su quelli della tradizione architettonica e artistica del periodo precedente. Fino al XVI secolo, inoltre, continuarono ad essere edificate nuove chiese ravvivate sempre da affreschi colorati, la caratteristica principe della architettura religiosa bulgara. Esempi di ciò si possono osservare nei Monasteri di Bigor, di Kourilo, di Ilientsi, di Stroupetski, di Trun, di Malomalovo. In quel periodo, inoltre, furono dipinte molte icone in ogni parte del Paese. Anche nei secoli successivi continuò a svilupparsi e ad essere salvaguardata la tradizione antica dei monasteri sia in campo architettonico che in quello pittorico. Molti nuovi edifici religiosi tra quelli più ammirati oggi furono costruiti, infatti, nel XVII e nel XVIII secolo. A titolo di esempio si possono segnalare il Monastero di Karloukovo (1602), quello di Alino (1626) quelli di Balino, Trun, Malomalovo e Bachkovo i cui lavori si conclusero secondo le cronache dell’epoca nello stesso anno, il 1643, e, ancora, quello di Rojen (1662) e tanti altri. Durante la dominazione Ottomana (XV-XIX secolo) ed in particolare nel il periodo della Rinascita Nazionale (tra il 1700 e la fine del 1800), le comunità monastiche acquisirono un ruolo centrale nella vita pubblica della Bulgaria. Rappresentarono, infatti, il punto di riferimento della vita sociale e politica del Paese, concreta espressione delle peculiarità culturali di una popolazione che aveva mantenuto un solido legame con le tradizioni dei padri fondatori anche in un periodo storicamente difficile e ostile. In quegli anni assunsero il ruolo di grandi centri di promozione culturale i Monasteri di Rila, di Etropole e di Dragalevzi. Non si limitarono infatti a promuovere l’alfabetizzazione della classe colta, divennero anche luoghi privilegiati di dibattito e di alta formazione. Nacque così al loro interno una classe di persone, sacerdoti colti, insegnanti preparatissimi, che divenne rapidamente un essenziale punto di riferimento per i bulgari appartenenti ad ogni strato sociale. Non è azzardato affermare che il processo che porterà poi all’indipendenza nazionale nasca in quei luoghi appartati, dediti alla predicazione e alla conservazione di ciò che rimaneva di una cultura, di una lingua, in pericolo: quella bulgara.
Negli anni della Rinascita Nazionale quindi, frati come Zotik di Preobrazhenie, Neofit di Rila, Makari di Troyan e molti altri furono tra i protagonisti di quella atmosfera culturale colma di creatività, di rispetto delle tradizioni, di sentimenti patriottici, di quel messaggio rivoluzionario che pervase l’attivismo delle classi colte del periodo. Non pochi di coloro che vennero educati nei circoli culturali legati ai monasteri parteciparono poi alla guerra di liberazione contro l’oppressione turca e alla lotta per affermare nel Paese i principi della libertà di pensiero e di quella religiosa. I secoli che vanno dal XIII al XIX testimoniano, inoltre, la consistente crescita del numero dei monasteri in tutto il Paese. Ciò avvenne in particolare in Mesia, in Tracia e in Macedonia e nell’area di Sofia. I nuovi edifici vennero costruiti secondo i dettami della tradizione medioevale alla quale vennero aggiunte tuttavia delle novità, in particolare, per quanto riguarda alcuni dettagli costruttivi e la architettura d’interno. Nel XIX secolo la perizia dei mastri intagliatori, dei pittori di soggetto religioso, degli artisti del ferro battuto e del marmo, si fuse insieme felicemente: si ottenero allora quelli che alcuni esperti d’arte ritengono i migliori risultati di ogni epoca nella costruzione di chiese e di monasteri in Bulgaria. Gli anni della Rinascita Nazionale della Bulgaria hanno inciso, infatti, anche su Monasteri dalla storia secolare come quello di Rila e Bachkovo, di Troyan e Preobrazheine e, ancora, in quelli di Rojen, Kapinovo, Arapovo, Ossenovlashko. Tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 si verificò, in particolare, un notevole affinamento delle tecniche applicate alla scultura del legno. Allora, non a caso, vennero inoltre a determinarsi i canoni stilistici rispettati, ancor’oggi, dai maestri incisori. Risalgono a quegli anni gli splendidi esempi di iconostasi, di pulpiti, di sedie vescovili, o, più in generale, di elementi d’arredo interno, che impreziosiscono i più prestigiosi edifici religiosi bulgari. Nel periodo apparvero anche significativi esempi di rinnovamento nei dipinti di soggetto religioso. Artefici di ciò furono i grandi maestri che si erano formati nelle maggiori Scuole d’arte della Bulgaria: Tryavna, Samokov, Bansko.
Gli affreschi delle chiese bulgare si liberarono allora dalla rigidità imposta dal rispetto eccessivo per i canoni suggeriti da una tradizione antica, nobile, ma ormai superata. In pieno romanticismo, la vivacità dei colori e delle situazioni che riprendevano spesso temi del folklore nazionale, testimoniano gli ideali ottimistici e vitali di quel periodo. Storia, tradizione e arte si fondono nella secolare esperienza dei monasteri in Bulgaria. I bulgari, a qualsiasi fede politica o religiosa appartengano, possono ritrovare tra quelle antiche mura testimonianze vive del patrimonio spirituale, politico e culturale che li accomuna, testimonianze di una storia millenaria da salvaguardare dalle ingiurie del tempo.