Storia
Le origini
La Bulgaria è uno degli Stati più antichi d’Europa. Viene, infatti, citata come entità statuale, per la prima volta, nel 681 d.C. Nel Paese non mancano, però, le tracce di un passato più remoto. La regione risulta, infatti, già popolata nel paleolitico. Vicino all’area di Vraza, ad esempio, è stata ritrovata una preziosa testimonianza di quell’epoca primordiale: 6.800 anni fa, qualcuno ha inciso ordinatamente su una tavoletta di creta 24 segni dal significato ancora misterioso, tracce probabili di una prima forma arcaica di alfabeto. Altri, simili, reperti sono stati trovati a Karanovo, Sveshtari, Perpericon, ecc. Non mancano naturalmente resti d’epoca successiva: tra questi il più noto risale all’età del rame ed è stato ritrovato nel 1972 nei pressi della città di Varna, sul Mar Nero. Si tratta del più antico tesoro regale d’Europa (4600 - 4200 a.C.), una straordinaria collezione d’oggetti d’oro che rimanda alle raffinate tradizioni di una popolazione sconosciuta, ma felicemente installata, allora, in quella zona della Bulgaria. I Traci, i Greci, i Romani La storia bulgara di cui rimane traccia scritta inizia con i Traci. Erodoto li descrive come una popolazione colta e particolarmente numerosa, un numero superato, nelle parole dello storico greco, solo dagli abitanti dell’India. Molti furono allora i contatti e gli scambi con la grande cultura della Grecia antica. Non a caso diversi personaggi della mitologia classica hanno origine dai Traci: Dioniso, Dio del vino e della gioia, Artemide, la Grande Madre creatrice degli esseri viventi (viene da Bendis, una delle principali divinità trace), Cibele, Dea della fertilità, Ares, Dio della Guerra, Esculapio, l’artefice e protettore delle arti mediche (il suo nome consta di due parole trace: as = serpente e klepi = attorcigliarsi intorno a un bastone) e molti altri appartengono alla tradizione di quell’antico popolo ancor’oggi poco conosciuto. Anche personaggi leggendari, come Orfeo, o storici, come Spartaco, appartengono alla eredità dei Traci. I reperti di quel periodo, ad esempio la preziosa tomba di Kazanlak o gli oggetti d’oro che si possono ammirare in diversi musei del Paese, sono la plastica rappresentazione di quella civiltà colta e raffinata, frutti copiosi di un popolo identificato come l’antenato diretto dei Bulgari d’oggi. Tra il VII e il VI secolo a.C. cominciò la colonizzazione del Paese da parte degli Elleni. Questo fenomeno ha coinvolto in particolare la zona del Mar Nero. Quasi tutte le città della costa furono, infatti, fondate allora da marinai e da mercanti greci. Nel IV secolo a.C. Filippo II di Macedonia e, successivamente, il figlio, Alessandro Magno, conquistarono con le loro truppe il Paese. Molti Traci entrarono, allora, nell’esercito macedone seguendone il percorso attraverso Egitto, Persia e India. Solo nel I secolo a.c. giunsero in Tracia le legioni di Roma. Le grandi strade della Bulgaria moderna seguono ancora oggi le tracce segnate dai grandi ingegneri romani di quel periodo. Sempre a quell’epoca risale, inoltre, la data di nascita di numerose città dell’interno. I Traci finirono per adottare, nel tempo, la lingua e la cultura dei latini. Dal IV secolo d.C. l’intera penisola balcanica passò sotto il controllo e la amministrazione della parte orientale dell’Impero. La cultura bizantina influenzerà per secoli la storia bulgara. Introduzione alla Bulgaria Orecchino tracio del Museo di Varna.
Medioevo Bulgaro
Durante il periodo che identifichiamo come quello delle “invasioni barbariche”, molte tribù attraversarono la terra di Bulgaria. Ognuna di queste lasciò i segni del suo passaggio. Tra questi, i più rilevanti furono quelli legati alla presenza degli Slavi. All’inizio del VII secolo avevano ormai colonizzato l’intera penisola balcanica, fondendosi spesso con le popolazioni preesistenti. Si spinsero, poi, fino al Peloponneso. Durante la seconda metà del secolo, l’area del delta del Danubio fu invasa dai cosiddetti Proto-bulgari, una popolazione che proveniva dall’Asia centrale. Durante il VII sec. gli antichi bulgari fondarono tre regni nell’Europa orientale, chiamandoli sempre con il nome di “Bulgaria”. Il primo di questi fu la Grande Bulgaria di Khan Kubrat, regno situato tra la Russia sud-orientale e l’Ucraina di oggi; scomparve rapidamente subito dopo la morte del suo fondatore. Una seconda Bulgaria venne fondata dal figlio Kontrag, tra il Volga e il suo affluente Kama. Aveva come capitale la città di Bolgar (l’attuale Kazan); continuò ad esistere come entità statuale fino al secolo XIII. La terza è quella balcanica che meglio conosciamo, creata dal terzo figlio di Khan Kubrat, Asparuh, e dai suoi guerrieri. Installatisi in quest’ultimo territorio, i “bulgari” stipularono immediatamente un’alleanza con le tribù slave. Solo nel 681 d.C. fondarono un vero e proprio Stato che da loro prese il nome. L’aristocrazia proto-bulgara si amalgamò perfettamente, negli anni successivi, con gli slavi. Lo stesso avvenne per quanto riguarda ciò che rimaneva delle comunità di origine tracia. La Bulgaria divenne, nei secoli successivi, come la maggior parte della penisola balcanica, terra di lingua e tradizioni slave. Ciò fu formalizzato nel IX secolo: lo slavo divenne lingua ufficiale dello Stato e l’alfabeto cirillico si diffuse in tutta la zona. Il Primo Impero Bulgaro Il Primo Impero Bulgaro durò dal 681 al 1018. In questo periodo la Bulgaria si convertì definitivamente al Cristianesimo (865). Nel X secolo il Principe bulgaro Simeone si fregiò per primo del titolo di “Re dei Bulgari e dei Greci”. L’entità statuale venne riconosciuta ufficialmente, allora, anche dal Papato e dal Sacro Romano Impero. A quell’epoca risale anche una delle prime traduzioni europee delle sacre scritture in lingua “volgare”: l’antico slavo. Tale lingua venne, allora, usata dagli slavi dell’intera Penisola Balcanica non solo durante le funzioni religiose ma anche in campo letterario e nell’Amministrazione. Nel 1018, l’Imperatore Basilio II conquistò la Bulgaria e ne fece una provincia dell’Impero Bizantino. Il Secondo Impero Bulgaro Il Secondo Impero Bulgaro (1185-1396) nacque dopo il successo di una insurrezione dell’aristocrazia bulgara contro il dominio bizantino. Cominciò, allora, la dinastia degli Assen. Tarnovo, la città in cui fu organizzata la rivolta, divenne la Capitale del nuovo Stato. Il regno di Bulgaria ebbe un particolare ruolo nel periodo dell’invasione musulmana dell’Europa centrale: a costo della propria indipendenza (1396) riuscì, infatti, a frenarne l’espansione.
Una provincia ottomana
La Bulgaria fu soggetta alla dominazione ottomana per quasi cinque secoli. Con la conquista da parte dei Turchi, l’aristocrazia bulgara e la stessa struttura amministrativa del Paese vennero cancellate: per il Sultano non esistevano, infatti, differenze tra i sudditi che vivevano nei Balcani. Per tale motivo anche la Chiesa Nazionale perse la sua autonomia: venne subito sottoposta all’autorità del Patriarca greco di Costantinopoli. Nonostante la volontà e le pressioni del nuovo potere per omologare e assimilare, anche dal punto di vista religioso, la popolazione delle nuova provincia, l’identità e le tradizioni bulgare non andarono disperse. Un orgoglioso senso della propria peculiarità sopravvisse, infatti, anche in quegli anni bui. Tale sentimento collettivo si espresse in mille modi: nella costruzione e nella tutela dei numerosi monasteri in cui venivano allora custodite le testimonianze della cultura bulgara, come nella promozione di centri culturali e scuole nelle quali si insegnava la lingua e la storia dei padri. Fenomeni esemplari questi che costituirono la premessa necessaria per la successiva fioritura della Rinascita Nazionale bulgara.
La Bulgaria moderna
Al monaco Paisii Hilendarski viene fatta risalire la matrice ideale che porterà poi alla costituzione dello Stato Bulgaro moderno. Questi scrisse, nel 1762, la prima storia completa delle popolazioni slave di Bulgaria. Negli anni successivi attraversò instancabilmente la regione, divulgando tale storia anche nelle comunità più isolate, cercando con successo di far rinascere un orgoglio nazionale da lungo tempo dimenticato. Erano gli anni in cui l’Impero Ottomano cominciava un lento declino, scosso come era da forti tensioni provocate anche dalle spinte nazionalistiche che cominciavano allora ad affermarsi tra le varie etnie che lo popolavano. La conoscenza della religione e dell’eredità culturale bulgara, intanto, si allargava a strati sempre più ampi di popolazione. Particolarmente sensibile a tale influsso fu la classe dei mercanti che si stava arricchendo attraverso i sempre più fitti rapporti commerciali con le grandi economie dell’Europa occidentale. Nel 1870 i Turchi riconobbero l’autorità e l’autonomia della Chiesa Ortodossa Bulgara. Fu quello un passo simbolico decisivo verso l’indipendenza. La fine del dominio ottomano Da anni i patrioti bulgari si stavano organizzando al fine di vedere riconosciuta l’indipendenza del Paese. Nell’aprile 1876 furono organizzati dei moti insurrezionali che coinvolsero per la prima volta una larga parte del Paese. I Turchi, anche grazie alla disorganizzazione degli insorti, repressero senza difficoltà la rivolta. L’Impero fece seguire però a tale successo militare atti di straordinaria brutalità: si calcola che 30.000 bulgari furono uccisi e 58 villaggi rasi al suolo. Queste e altre atrocità causarono sconcerto e proteste in tutta Europa e furono uno dei motivi che portarono la Russia a dichiarare guerra alla Turchia. Durante la guerra morirono 200.000 uomini, per la maggior parte soldati russi. Decisive per il conflitto furono le battaglie di Pleven e del passo di Shipka. Solo quando le forze russo-bulgare sfondarono il fronte, avvicinandosi a Istanbul, i turchi accettarono la sconfitta. Con il Trattato di Santo Stefano del 3 marzo 1878 cedettero alla Bulgaria il 60% della penisola balcanica, mantenendo solo una sorta di formale influenza sul Paese. Il timore di aver creato dal nulla un nuovo grande Paese che poteva, come naturale alleato della Russia zarista, minacciare gli equilibri diplomatici nell’ Europa di allora, portò successivamente le potenze dell’occidente a contestare gli esiti del trattato. I confini bulgari furono ridisegnati con il trattato di Berlino del 13 luglio 1878. La Bulgaria storica uscì territorialmente assai ridimensionata e divisa in tre parti: il Principato di Bulgaria (autonomo, includeva l’attuale Bulgaria settentrionale); la Rumelia orientale (comprendeva la Bulgaria meridionale; era sottoposta all’autorità turca ma diretta da un governatore cristiano); la Macedonia e la Tracia dell’Egeo restituite alla Turchia. Sei anni dopo Bulgaria e Rumelia, superando con un colpo di mano i dettami del Trattato di Berlino, si fusero in un unico Stato. Nel 1879 si riunì la prima Assemblea nazionale bulgara a Veliko Tarnovo. Questa approvò la Costituzione ed elesse Capo dello Stato Alexander Batenberg, un principe tedesco. All’abdicazione di questi, Ferdinando della famiglia Coburgo di Sassonia fu dichiarato prima Principe e poi Re dei bulgari. Il 22 settembre 1908 dichiarò formalmente la definitiva indipendenza della Bulgaria dall’Impero Ottomano.
Anni di guerra
Gli anni che precedettero la prima guerra mondiale furono caratterizzati da durissimi scontri militari che provocarono la spartizione territoriale dei Balcani e l’allontanamento definitivo dei Turchi dalla regione. La Bulgaria, inizialmente vincitrice, allargò a sud i suoi confini fino a raggiungere il Mare Egeo e ad inglobare buona parte della Macedonia. Una seconda guerra che vide coalizzati gli altri, nuovi, stati balcanici contro di lei, vide invece la Bulgaria soccombere militarmente. Il Paese cominciò ad assumere la forma territoriale che ha ancor oggi. In particolare si ritirò dalla Macedonia, una regione a lungo rivendicata poi dai nazionalisti bulgari. Il 14 ottobre 1915 la Bulgaria entrò in guerra come alleata degli Imperi Centrali. Al momento della sconfitta Ferdinando abdicò a favore del figlio Boris III (il padre del primo ministro, Simeone, che ha governato il Paese tra il 2001 e il 2005). Boris III si sposò poi con Giovanna di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III. Gli anni che intercorsero prima dello scoppio della seconda guerra mondiale furono caratterizzati da una grande instabilità politica soprattutto a causa dell’emergere sempre più rilevante della questione macedone, fattore destabilizzante e generatore di movimenti insurrezionali e terroristici. Nel settembre 1939 la Bulgaria dichiarò la sua neutralità nel conflitto. Nel 1941 però, quando la Germania decise l’invasione della Grecia, il governo, per evitare un conflitto dal quale non poteva uscire vincitore, consentì alle truppe tedesche di attraversare il Paese. Dichiarò, quindi, formalmente guerra a Gran Bretagna e Francia, ma non alla Russia alla quale doveva la sua Indipendenza. Il governo filo-tedesco riuscì ad avere una qualche forma di autonomia, cosa che consentì di salvare i 50.000 ebrei di nazionalità bulgara dallo sterminio nazista. Il 28 ottobre 1943 Re Boris morì per cause mai chiarite. Salì allora al trono Simeone II. Nel frattempo l’esercitò russo, dopo essersi avvicinato ai confini bulgari con le grandi offensive lanciate contro i tedeschi, invase il Paese. Il 9 settembre 1944 il Fronte della Patria, dominato dai comunisti, prese il potere. I membri del precedente governo furono rapidamente incarcerati o giustiziati.
I comunisti al potere
Si tennero nel 1945 le prime elezioni del dopoguerra. Vinse, senza sorprese, il Fronte della Patria. Grazie alla presenza dell’Armata Rossa i comunisti presero il sopravvento all’interno dell’Assemblea Nazionale: venne approvata una nuova Costituzione sullo stampo di quella sovietica. Gheorghi Dimitrov, leader del partito, proclamò il 15 settembre 1946 la Repubblica Popolare di Bulgaria. La famiglia reale abbandonò allora il Paese. Industrializzazione plasmata sul modello russo e collettivizzazione delle campagne caratterizzarono la politica economica del regime che soprattutto sotto Todor Jivkov, primo ministro bulgaro dal 1962 al 1989. Si ottenne qualche relativo successo, in particolare se si confrontano i dati economici della Bulgaria con quelli conseguiti allora dagli altri Paesi dell’Europa orientale. Dal 1989 ad oggi Il fenomeno che portò nel 1989 alla dissoluzione dei regimi comunisti dell’Est europeo ebbe un immediato riflesso anche in Bulgaria. Il 10 novembre 1989 il Comitato centrale del Partito Comunista obbligò il vecchio leader Jivkov a dimettersi. Decise, inoltre, di assumere il nome di Partito Socialista Bulgaro (BSP). Rinunciò, inoltre, al monopolio del potere che aveva detenuto per decine di anni. Il “Partito Socialista” vinse poi le prime elezioni libere: la Bulgaria fu il primo paese del blocco sovietico a riportare al potere gli ex-comunisti attraverso il voto. Già l’anno dopo, tuttavia, l’Unione Delle Forze Democratiche (SDS) riuscì a sostituirli come forza di governo. Seguirono anni di grande instabilità politica e di risultati elettorali che videro trionfare a volte gli ex-comunisti, altre volte le forze a loro opposte. A sorpresa nel giugno 2001 un nuovo partito, appena formato, vinse la elezioni parlamentari: il Movimento Nazionale Simeone II, capitanato dall’ultimo Re di Bulgaria. Simeone, pur non avendo partecipato direttamente alle elezioni, fu proclamato primo ministro. Dichiarò, immediatamente, di non ambire alla restaurazione della monarchia. L’unico obiettivo dichiarato era quello della modernizzazione del Paese: un fine raggiungibile attraverso l’attuazione del “Programma degli 800 giorni”, un complesso progetto preparato anche grazie al ritorno in patria di studiosi ed economisti che operavano all’estero da anni. La Bulgaria è già membro della NATO ed è previsto il suo ingresso nell’Unione Europea a partire dal 2007.
La Bulgaria è uno degli Stati più antichi d’Europa. Viene, infatti, citata come entità statuale, per la prima volta, nel 681 d.C. Nel Paese non mancano, però, le tracce di un passato più remoto. La regione risulta, infatti, già popolata nel paleolitico. Vicino all’area di Vraza, ad esempio, è stata ritrovata una preziosa testimonianza di quell’epoca primordiale: 6.800 anni fa, qualcuno ha inciso ordinatamente su una tavoletta di creta 24 segni dal significato ancora misterioso, tracce probabili di una prima forma arcaica di alfabeto. Altri, simili, reperti sono stati trovati a Karanovo, Sveshtari, Perpericon, ecc. Non mancano naturalmente resti d’epoca successiva: tra questi il più noto risale all’età del rame ed è stato ritrovato nel 1972 nei pressi della città di Varna, sul Mar Nero. Si tratta del più antico tesoro regale d’Europa (4600 - 4200 a.C.), una straordinaria collezione d’oggetti d’oro che rimanda alle raffinate tradizioni di una popolazione sconosciuta, ma felicemente installata, allora, in quella zona della Bulgaria. I Traci, i Greci, i Romani La storia bulgara di cui rimane traccia scritta inizia con i Traci. Erodoto li descrive come una popolazione colta e particolarmente numerosa, un numero superato, nelle parole dello storico greco, solo dagli abitanti dell’India. Molti furono allora i contatti e gli scambi con la grande cultura della Grecia antica. Non a caso diversi personaggi della mitologia classica hanno origine dai Traci: Dioniso, Dio del vino e della gioia, Artemide, la Grande Madre creatrice degli esseri viventi (viene da Bendis, una delle principali divinità trace), Cibele, Dea della fertilità, Ares, Dio della Guerra, Esculapio, l’artefice e protettore delle arti mediche (il suo nome consta di due parole trace: as = serpente e klepi = attorcigliarsi intorno a un bastone) e molti altri appartengono alla tradizione di quell’antico popolo ancor’oggi poco conosciuto. Anche personaggi leggendari, come Orfeo, o storici, come Spartaco, appartengono alla eredità dei Traci. I reperti di quel periodo, ad esempio la preziosa tomba di Kazanlak o gli oggetti d’oro che si possono ammirare in diversi musei del Paese, sono la plastica rappresentazione di quella civiltà colta e raffinata, frutti copiosi di un popolo identificato come l’antenato diretto dei Bulgari d’oggi. Tra il VII e il VI secolo a.C. cominciò la colonizzazione del Paese da parte degli Elleni. Questo fenomeno ha coinvolto in particolare la zona del Mar Nero. Quasi tutte le città della costa furono, infatti, fondate allora da marinai e da mercanti greci. Nel IV secolo a.C. Filippo II di Macedonia e, successivamente, il figlio, Alessandro Magno, conquistarono con le loro truppe il Paese. Molti Traci entrarono, allora, nell’esercito macedone seguendone il percorso attraverso Egitto, Persia e India. Solo nel I secolo a.c. giunsero in Tracia le legioni di Roma. Le grandi strade della Bulgaria moderna seguono ancora oggi le tracce segnate dai grandi ingegneri romani di quel periodo. Sempre a quell’epoca risale, inoltre, la data di nascita di numerose città dell’interno. I Traci finirono per adottare, nel tempo, la lingua e la cultura dei latini. Dal IV secolo d.C. l’intera penisola balcanica passò sotto il controllo e la amministrazione della parte orientale dell’Impero. La cultura bizantina influenzerà per secoli la storia bulgara. Introduzione alla Bulgaria Orecchino tracio del Museo di Varna.
Medioevo Bulgaro
Durante il periodo che identifichiamo come quello delle “invasioni barbariche”, molte tribù attraversarono la terra di Bulgaria. Ognuna di queste lasciò i segni del suo passaggio. Tra questi, i più rilevanti furono quelli legati alla presenza degli Slavi. All’inizio del VII secolo avevano ormai colonizzato l’intera penisola balcanica, fondendosi spesso con le popolazioni preesistenti. Si spinsero, poi, fino al Peloponneso. Durante la seconda metà del secolo, l’area del delta del Danubio fu invasa dai cosiddetti Proto-bulgari, una popolazione che proveniva dall’Asia centrale. Durante il VII sec. gli antichi bulgari fondarono tre regni nell’Europa orientale, chiamandoli sempre con il nome di “Bulgaria”. Il primo di questi fu la Grande Bulgaria di Khan Kubrat, regno situato tra la Russia sud-orientale e l’Ucraina di oggi; scomparve rapidamente subito dopo la morte del suo fondatore. Una seconda Bulgaria venne fondata dal figlio Kontrag, tra il Volga e il suo affluente Kama. Aveva come capitale la città di Bolgar (l’attuale Kazan); continuò ad esistere come entità statuale fino al secolo XIII. La terza è quella balcanica che meglio conosciamo, creata dal terzo figlio di Khan Kubrat, Asparuh, e dai suoi guerrieri. Installatisi in quest’ultimo territorio, i “bulgari” stipularono immediatamente un’alleanza con le tribù slave. Solo nel 681 d.C. fondarono un vero e proprio Stato che da loro prese il nome. L’aristocrazia proto-bulgara si amalgamò perfettamente, negli anni successivi, con gli slavi. Lo stesso avvenne per quanto riguarda ciò che rimaneva delle comunità di origine tracia. La Bulgaria divenne, nei secoli successivi, come la maggior parte della penisola balcanica, terra di lingua e tradizioni slave. Ciò fu formalizzato nel IX secolo: lo slavo divenne lingua ufficiale dello Stato e l’alfabeto cirillico si diffuse in tutta la zona. Il Primo Impero Bulgaro Il Primo Impero Bulgaro durò dal 681 al 1018. In questo periodo la Bulgaria si convertì definitivamente al Cristianesimo (865). Nel X secolo il Principe bulgaro Simeone si fregiò per primo del titolo di “Re dei Bulgari e dei Greci”. L’entità statuale venne riconosciuta ufficialmente, allora, anche dal Papato e dal Sacro Romano Impero. A quell’epoca risale anche una delle prime traduzioni europee delle sacre scritture in lingua “volgare”: l’antico slavo. Tale lingua venne, allora, usata dagli slavi dell’intera Penisola Balcanica non solo durante le funzioni religiose ma anche in campo letterario e nell’Amministrazione. Nel 1018, l’Imperatore Basilio II conquistò la Bulgaria e ne fece una provincia dell’Impero Bizantino. Il Secondo Impero Bulgaro Il Secondo Impero Bulgaro (1185-1396) nacque dopo il successo di una insurrezione dell’aristocrazia bulgara contro il dominio bizantino. Cominciò, allora, la dinastia degli Assen. Tarnovo, la città in cui fu organizzata la rivolta, divenne la Capitale del nuovo Stato. Il regno di Bulgaria ebbe un particolare ruolo nel periodo dell’invasione musulmana dell’Europa centrale: a costo della propria indipendenza (1396) riuscì, infatti, a frenarne l’espansione.
Una provincia ottomana
La Bulgaria fu soggetta alla dominazione ottomana per quasi cinque secoli. Con la conquista da parte dei Turchi, l’aristocrazia bulgara e la stessa struttura amministrativa del Paese vennero cancellate: per il Sultano non esistevano, infatti, differenze tra i sudditi che vivevano nei Balcani. Per tale motivo anche la Chiesa Nazionale perse la sua autonomia: venne subito sottoposta all’autorità del Patriarca greco di Costantinopoli. Nonostante la volontà e le pressioni del nuovo potere per omologare e assimilare, anche dal punto di vista religioso, la popolazione delle nuova provincia, l’identità e le tradizioni bulgare non andarono disperse. Un orgoglioso senso della propria peculiarità sopravvisse, infatti, anche in quegli anni bui. Tale sentimento collettivo si espresse in mille modi: nella costruzione e nella tutela dei numerosi monasteri in cui venivano allora custodite le testimonianze della cultura bulgara, come nella promozione di centri culturali e scuole nelle quali si insegnava la lingua e la storia dei padri. Fenomeni esemplari questi che costituirono la premessa necessaria per la successiva fioritura della Rinascita Nazionale bulgara.
La Bulgaria moderna
Al monaco Paisii Hilendarski viene fatta risalire la matrice ideale che porterà poi alla costituzione dello Stato Bulgaro moderno. Questi scrisse, nel 1762, la prima storia completa delle popolazioni slave di Bulgaria. Negli anni successivi attraversò instancabilmente la regione, divulgando tale storia anche nelle comunità più isolate, cercando con successo di far rinascere un orgoglio nazionale da lungo tempo dimenticato. Erano gli anni in cui l’Impero Ottomano cominciava un lento declino, scosso come era da forti tensioni provocate anche dalle spinte nazionalistiche che cominciavano allora ad affermarsi tra le varie etnie che lo popolavano. La conoscenza della religione e dell’eredità culturale bulgara, intanto, si allargava a strati sempre più ampi di popolazione. Particolarmente sensibile a tale influsso fu la classe dei mercanti che si stava arricchendo attraverso i sempre più fitti rapporti commerciali con le grandi economie dell’Europa occidentale. Nel 1870 i Turchi riconobbero l’autorità e l’autonomia della Chiesa Ortodossa Bulgara. Fu quello un passo simbolico decisivo verso l’indipendenza. La fine del dominio ottomano Da anni i patrioti bulgari si stavano organizzando al fine di vedere riconosciuta l’indipendenza del Paese. Nell’aprile 1876 furono organizzati dei moti insurrezionali che coinvolsero per la prima volta una larga parte del Paese. I Turchi, anche grazie alla disorganizzazione degli insorti, repressero senza difficoltà la rivolta. L’Impero fece seguire però a tale successo militare atti di straordinaria brutalità: si calcola che 30.000 bulgari furono uccisi e 58 villaggi rasi al suolo. Queste e altre atrocità causarono sconcerto e proteste in tutta Europa e furono uno dei motivi che portarono la Russia a dichiarare guerra alla Turchia. Durante la guerra morirono 200.000 uomini, per la maggior parte soldati russi. Decisive per il conflitto furono le battaglie di Pleven e del passo di Shipka. Solo quando le forze russo-bulgare sfondarono il fronte, avvicinandosi a Istanbul, i turchi accettarono la sconfitta. Con il Trattato di Santo Stefano del 3 marzo 1878 cedettero alla Bulgaria il 60% della penisola balcanica, mantenendo solo una sorta di formale influenza sul Paese. Il timore di aver creato dal nulla un nuovo grande Paese che poteva, come naturale alleato della Russia zarista, minacciare gli equilibri diplomatici nell’ Europa di allora, portò successivamente le potenze dell’occidente a contestare gli esiti del trattato. I confini bulgari furono ridisegnati con il trattato di Berlino del 13 luglio 1878. La Bulgaria storica uscì territorialmente assai ridimensionata e divisa in tre parti: il Principato di Bulgaria (autonomo, includeva l’attuale Bulgaria settentrionale); la Rumelia orientale (comprendeva la Bulgaria meridionale; era sottoposta all’autorità turca ma diretta da un governatore cristiano); la Macedonia e la Tracia dell’Egeo restituite alla Turchia. Sei anni dopo Bulgaria e Rumelia, superando con un colpo di mano i dettami del Trattato di Berlino, si fusero in un unico Stato. Nel 1879 si riunì la prima Assemblea nazionale bulgara a Veliko Tarnovo. Questa approvò la Costituzione ed elesse Capo dello Stato Alexander Batenberg, un principe tedesco. All’abdicazione di questi, Ferdinando della famiglia Coburgo di Sassonia fu dichiarato prima Principe e poi Re dei bulgari. Il 22 settembre 1908 dichiarò formalmente la definitiva indipendenza della Bulgaria dall’Impero Ottomano.
Anni di guerra
Gli anni che precedettero la prima guerra mondiale furono caratterizzati da durissimi scontri militari che provocarono la spartizione territoriale dei Balcani e l’allontanamento definitivo dei Turchi dalla regione. La Bulgaria, inizialmente vincitrice, allargò a sud i suoi confini fino a raggiungere il Mare Egeo e ad inglobare buona parte della Macedonia. Una seconda guerra che vide coalizzati gli altri, nuovi, stati balcanici contro di lei, vide invece la Bulgaria soccombere militarmente. Il Paese cominciò ad assumere la forma territoriale che ha ancor oggi. In particolare si ritirò dalla Macedonia, una regione a lungo rivendicata poi dai nazionalisti bulgari. Il 14 ottobre 1915 la Bulgaria entrò in guerra come alleata degli Imperi Centrali. Al momento della sconfitta Ferdinando abdicò a favore del figlio Boris III (il padre del primo ministro, Simeone, che ha governato il Paese tra il 2001 e il 2005). Boris III si sposò poi con Giovanna di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III. Gli anni che intercorsero prima dello scoppio della seconda guerra mondiale furono caratterizzati da una grande instabilità politica soprattutto a causa dell’emergere sempre più rilevante della questione macedone, fattore destabilizzante e generatore di movimenti insurrezionali e terroristici. Nel settembre 1939 la Bulgaria dichiarò la sua neutralità nel conflitto. Nel 1941 però, quando la Germania decise l’invasione della Grecia, il governo, per evitare un conflitto dal quale non poteva uscire vincitore, consentì alle truppe tedesche di attraversare il Paese. Dichiarò, quindi, formalmente guerra a Gran Bretagna e Francia, ma non alla Russia alla quale doveva la sua Indipendenza. Il governo filo-tedesco riuscì ad avere una qualche forma di autonomia, cosa che consentì di salvare i 50.000 ebrei di nazionalità bulgara dallo sterminio nazista. Il 28 ottobre 1943 Re Boris morì per cause mai chiarite. Salì allora al trono Simeone II. Nel frattempo l’esercitò russo, dopo essersi avvicinato ai confini bulgari con le grandi offensive lanciate contro i tedeschi, invase il Paese. Il 9 settembre 1944 il Fronte della Patria, dominato dai comunisti, prese il potere. I membri del precedente governo furono rapidamente incarcerati o giustiziati.
I comunisti al potere
Si tennero nel 1945 le prime elezioni del dopoguerra. Vinse, senza sorprese, il Fronte della Patria. Grazie alla presenza dell’Armata Rossa i comunisti presero il sopravvento all’interno dell’Assemblea Nazionale: venne approvata una nuova Costituzione sullo stampo di quella sovietica. Gheorghi Dimitrov, leader del partito, proclamò il 15 settembre 1946 la Repubblica Popolare di Bulgaria. La famiglia reale abbandonò allora il Paese. Industrializzazione plasmata sul modello russo e collettivizzazione delle campagne caratterizzarono la politica economica del regime che soprattutto sotto Todor Jivkov, primo ministro bulgaro dal 1962 al 1989. Si ottenne qualche relativo successo, in particolare se si confrontano i dati economici della Bulgaria con quelli conseguiti allora dagli altri Paesi dell’Europa orientale. Dal 1989 ad oggi Il fenomeno che portò nel 1989 alla dissoluzione dei regimi comunisti dell’Est europeo ebbe un immediato riflesso anche in Bulgaria. Il 10 novembre 1989 il Comitato centrale del Partito Comunista obbligò il vecchio leader Jivkov a dimettersi. Decise, inoltre, di assumere il nome di Partito Socialista Bulgaro (BSP). Rinunciò, inoltre, al monopolio del potere che aveva detenuto per decine di anni. Il “Partito Socialista” vinse poi le prime elezioni libere: la Bulgaria fu il primo paese del blocco sovietico a riportare al potere gli ex-comunisti attraverso il voto. Già l’anno dopo, tuttavia, l’Unione Delle Forze Democratiche (SDS) riuscì a sostituirli come forza di governo. Seguirono anni di grande instabilità politica e di risultati elettorali che videro trionfare a volte gli ex-comunisti, altre volte le forze a loro opposte. A sorpresa nel giugno 2001 un nuovo partito, appena formato, vinse la elezioni parlamentari: il Movimento Nazionale Simeone II, capitanato dall’ultimo Re di Bulgaria. Simeone, pur non avendo partecipato direttamente alle elezioni, fu proclamato primo ministro. Dichiarò, immediatamente, di non ambire alla restaurazione della monarchia. L’unico obiettivo dichiarato era quello della modernizzazione del Paese: un fine raggiungibile attraverso l’attuazione del “Programma degli 800 giorni”, un complesso progetto preparato anche grazie al ritorno in patria di studiosi ed economisti che operavano all’estero da anni. La Bulgaria è già membro della NATO ed è previsto il suo ingresso nell’Unione Europea a partire dal 2007.