Vidin (abitanti 57.000)
Ultima città del nord-ovest della Bulgaria prima del confine rumeno, Vidin è un centro che può sicuramente attrarre l’interesse di un turista. Adagiato sulle sponde del Danubio l’abitato è diviso nettamente in due grandi aree: da una parte la ”città vecchia”, dall’altra quella “nuova”. Quest’ultima, estesa a sud della città fortificata, è fatta soprattutto di grossi palazzoni costruiti durante il periodo del regime comunista, edifici uniformi, omogenei, un po’ grigi. Qui si può visitare, però, il Museo di storia: sono esposti diversi ed interessanti reperti di epoca preistorica, provenienti dalle grotte situate vicino al villaggio di Oreshez, oltre a molti oggetti di origine romana (monete, gioielli e un sarcofago del II sec. d.C.) trovati nell’antico insediamento scoperto vicino al villaggio di Arciàr. Il museo ospita, inoltre, una sezione dedicata al periodo della Rinascita Nazionale bulgara. La “città vecchia” è dominata, invece, dalla fortezza di Baba Vida. La struttura originaria risale al III sec. d.C. ma è solo nei secoli successivi, in particolare durante il periodo della dominazione ottomana, che il complesso assume la forma attuale. Di pianta quadrata, la fortezza risulta ancor’oggi circondata da un profondo fossato e da poderose mura di cinta intercalate da bastioni e torri. Al suo interno è possibile visitare un altro piccolo Museo di storia. Usciti dalla fortezza si può imboccare la centralissima ul. Knyaz Boris I, la via che termina in pl. Bdin, nelle vicinanze dalla stazione dei treni e degli autobus. Seguendo questo itinerario si incontrano altri luoghi storici della città. Superata la vecchia Sinagoga, sulla destra si trova subito la Chiesa di S. Petka (XVII sec.) Più avanti, dall’altra parte della strada, un edificio risalente al XVIII sec. ospita il Museo etnografico. A poche centinaia di metri si trovano, inoltre, l’imponente Cattedrale di S. Dimitar, facilmente riconoscibile dal classico campanile a forma di bulbo, e la Chiesa di S. Pantaleimon. Quest’ultima, costruita nel 1634, è considerata uno dei più importanti edifici costruiti in Bulgaria durante la dominazione ottomana. Nelle vicinanze, dirigendosi verso il parco cittadino, si trova anche la piccola Moschea Pazyantoglu. Merita una visita anche la vicina, antica, libreria ospitata in un edificio in stile orientale risalente ai primi dell’ottocento. Oltre alla fortezza di Baba Vida, il sistema difensivo ottomano comprendeva anche un altro complesso difeso da alte fortificazioni disposte a forma di semicerchio. Alcuni tratti delle mura si possono vedere ancor’oggi. Da notare che, vicino al molo da cui partono i traghetti per la Romania, viene organizzato un “mercatino delle pulci” poco frequentato dai turisti occidentali. Sulle tante bancarelle presenti si possono trovare diversi oggetti interessanti e, per noi, inusuali. I prezzi sono molto convenienti.
Storia
Le origini: dei Celti è il primo insediamento di cui si ha notizia (IV-III secolo a.C.). I romani (I secolo d.C.) costruirono, intorno al nucleo originario, una fortezza destinata a proteggere la strada di confine che correva parallela al Danubio. Durante i conflitti tra Impero Bulgaro e Bizantino la fortezza venne distrutta e ricostruita varie volte. Tra i tanti assedi che la città dovette subire, il più noto è quello del 1003: nell’occasione la città resistette ai bizantini per più di 8 mesi prima di capitolare. Vidin raggiunse il massimo dello splendore nel XIV secolo quando divenne la capitale dello Stato autonomo di Bdin (il nome bulgaro della città nel Medioevo): era un importante porto ed un centro commerciale da cui passavano le merci che raggiungevano la vicina Romania e le altre regioni dei Balcani. Lo sviluppo commerciale della città si interruppe nel 1396 con l’inizio della dominazione turca. In compenso Vidin divenne successivamente il centro amministrativo della regione. Tra il 1794 e il 1807 diventò il centro operativo del capo militare turco Osman Pazvantoglu. Questi, per anni, fu, di fatto, il vero sovrano di una area che si estendeva su buona parte della Bulgaria del nord-ovest. Durante questo periodo la città subì una grande trasformazione urbanistica, arricchendosi di nuove strade, di moschee, di grandi edifici dedicati all’amministrazione ed all’educazione religiosa. Rinascita Nazionale: la popolazione bulgara della città aderì attivamente alla riscoperta dei valori nazionali. Tra le tante rivolte anti-ottomane, la più importante fu quella del 1850. In quegli anni il porto divenne la via principale di transito per i prodotti bulgari e macedoni destinati al mercato asburgico. L’incremento del traffico commerciale provocò un deciso miglioramento nelle condizioni di vita degli abitanti. L’Indipendenza (1878): la città venne liberata nei primi mesi della guerra russoturca. Nel 1885, durante la guerra bulgaro-serba scoppiata dopo la proclamazione dell’unione tra Bulgaria e Rumelia orientale, Vidin riuscì a resistere ad un assedio portato dalle truppe di Belgrado.
Dintorni
- il villaggio di Arciàr: situato vicino al Danubio il villaggio, ai tempi dell’Imperatore Traiano, era chiamato Razaria. Era, allora, un importante centro della regione della Mesia [una regione dei Balcani che oggi si estenderebbe a cavallo del confine serbo-bulgaro] Ciò che resta dell’antico insediamento romano dopo le devastazioni inflitte dalle invasioni barbariche, si trova in un’area posta ad alcuni chilometri dal piccolo centro urbano. Per raggiungere Arciàr, partendo da Vidin, conviene seguire, in direzione sud est la strada statale n. 11 che costeggia il Danubio;
- il villaggio di Dobri Dol: proseguendo sulla strada che porta ad Archar, dopo circa 10 km si raggiunge il piccolo villaggio. Nelle vicinanze si trova il Monastero di Dobrodolski con la Chiesa di S. Troiza.